VELLETRI: I MOTIVI DELL'OCCUPAZIONE DEL LICEO MANCINELLI-FALCONI

ATTUALITA' - Le scuole sono in subbuglio, la protesta, culminata con i cortei di pochi giorni fa nelle principali città italiane sta continuando. Gli studenti degli istituti superiori stanno occupando gli edifici, notte e giorno. L'occupazione è forse una forma di protesta più dura rispetto al corteo, perchè lancia il messaggio più forte: "questo è il nostro luogo, questo è il trampolino del nostro futuro, se non riuscite a farlo funzionare, lo facciamo noi!". Questo messaggio strisciante, purtroppo, non sempre viene colto a pieno. Le istituzioni aspettano che le acque si calmino e che gli studenti rientrino nei ranghi. Bisognerebbe, invece, parlare con questi ragazzi, per sentire ciò che chiedono, il perchè del loro gesto. Sanno che non potrà durare a lungo ma resistono, perchè solo dalla scuola, dal sapere, si progredisce, si è pienamente padroni della vita e sopratutto della propria testa. I ragazzi del Liceo Mancinelli- Falconi di Velletri hanno inviato un comunicato stampa che spiega il perchè della loro occupazione e il perchè di questa protesta nazionale. Lo pubblichiamo integralmente.

COMUNICATO STAMPA STUDENTI LICEO MANCINELLI-FALCONI - VELLETRI

La scuola s’è desta.
Ci dicono che siamo una generazione di giovani senza ideali, ignoranti, indifferenti alla realtà che ci circonda.
I giorni appena trascorsi hanno dimostrato il contrario. Quello che si poteva vedere camminando per i corridoi del liceo Mancinelli Falconi era una prova inequivocabile del fatto che c’è ancora voglia di lottare: studenti determinati, ideali rinnovati, anime in fermento. 
La ragione è nota: la minaccia della privatizzazione della scuola. Da tempo era nell’aria un clima di cambiamento, ma i danni che le recenti riforme avrebbero apportato alla scuola pubblica non erano mai stati così tangibili. Infatti, con la proposta di legge 953 (conosciuta con il nome di “ex Aprea”), Il rischio della manipolazione dell’istruzione a favore dei privati e di tagli irreversibili delle risorse hanno risvegliato nei ragazzi una voglia di combattere che sembrava sopita, e che li ha spinti ad entrare subito in azione con i mezzi disponibili: dapprima con cortei avvenuti a Roma sabato 10 e mercoledì 14 Novembre, e poi con l’autogestione della scuola, successivamente trasformata in occupazione.

Non si deve però pensare che la decisione di occupare l’istituto sia stata presa con leggerezza: gli studenti erano ben consapevoli dei rischi ai quali andavano in contro, e prima di scegliere questa strada hanno voluto riflettere attentamente: si sono informati, hanno analizzato i pro e i contro della situazione, hanno fatto ricerche, approfondito, hanno convocato assemblee straordinarie, si sono confrontati, tra di loro e con i professori. si cercava un modo per far sentire la propria voce nei limiti della legalità, e in maniera del tutto pacifica.
Si è voluto provare prima con l’autogestione, una forma di protesta che prevede la permanenza a scuola nel normale orario scolastico (dalle 8.20 fino alle 13.20 circa), con la differenza che le lezioni venissero sostituite da corsi formativi e assemblee d’istituto. 
L’autogestione comportava meno rischi dell’occupazione, ma essendo un compromesso che non soddisfaceva realmente nessuno, dopo una seconda votazione si è deciso di procedere con l’occupazione, a condizione che non venisse interpretata come una perdita di tempo: infatti sin da subito sono stati stabiliti corsi formativi, di potenziamento o ripasso delle materie, di attualità o dibattito politico.

grazie al lavoro di gruppi di ragazzi che hanno lavorato anche di domenica è stato possibile trovarsi sin dal primo giorno in una scuola piuttosto organizzata ed efficiente, nonostante il poco tempo avuto a disposizione. Anche ai professori è stata data la possibilità di partecipare, poiché uno degli obiettivi principali della protesta era quello di rimanere uniti e di mettere insieme le forze, avendo tutti noi un unico obiettivo: una scuola democratica, che sia in grado di offrire a tutti lo stesso livello di istruzione, indipendentemente dalle facoltà economiche.
Nei giorni dell’occupazione i ragazzi hanno messo in atto i loro progetti, approfittando della libertà di cui disponevano per capire meglio la realtà che li circondava e rifletterci, aumentando la loro coscienza civile, con l’aiuto di interventi da parte di persone esterne (come l’assessore comunale Ognibene che ha gentilmente acconsentito di tenere una conferenza), o dei professori che si sono resi disponibili.

Ovviamente non tutto è filato liscio: com’era prevedibile sono nate polemiche da chi era ostile all’occupare la scuola, credendo che fosse una forma di protesta inutile e non necessaria, che rallentasse il programma di studio, e che mettesse i docenti in una posizione scomoda. Non sono mancati screzi tra insegnanti e alunni, o all’interno dello stesso corpo studentesco, tuttavia con la forza del dialogo si è potuto contrapporre opinioni discordanti in un clima di adeguata civiltà. Gli alunni hanno rispettato la scelta di una parte degli insegnanti, ma non hanno abbandonato la loro lotta.

È stata un’occasione per conoscere sia opinioni favorevoli che contrarie al nostro operato, per far luce su alcuni dubbi, e per dimostrare le nostre vere intenzioni, ossia rimuovere le disuguaglianze politiche e sociali nella scuola.
Crediamo fermamente in questo e continueremo a lottare. Un grido di protesta che rimarrà inascoltato? Può darsi. Ma noi non sopportiamo in silenzio. Non più. 

Gli allievi del Mancinelli-Falconi