ATTUALITA' - Il problema della presenza di arsenico nelle acque del Lazio e in particolare nella zona dei Castelli Romani ha raggiunto un nuovo livello di allarme, questa volta è partito dal Codacons e dall'ordine dei medici del Lazio.
Sostengono, analisi alla mano, che i prodotti lavorati con l'acqua cosiddetta "potabile", ovvero con l'acqua con forte presenza di arsenico causano rischi per la salute. La catena alimentare dunque sarebbe inquinata e compromessa, tenuto conto che moltissimi dei locali pubblici che somministrano cibi e bevande preparati con acqua pubblica non si sono dotati di dearsenificatori e che, cosa ancor più grave, la Regione stessa non ha provveduto in tempo, secondo i dettami legislativi europei a mettere in sicurezza le acque pubbliche, di conseguenza i cittadini.
Sostengono, analisi alla mano, che i prodotti lavorati con l'acqua cosiddetta "potabile", ovvero con l'acqua con forte presenza di arsenico causano rischi per la salute. La catena alimentare dunque sarebbe inquinata e compromessa, tenuto conto che moltissimi dei locali pubblici che somministrano cibi e bevande preparati con acqua pubblica non si sono dotati di dearsenificatori e che, cosa ancor più grave, la Regione stessa non ha provveduto in tempo, secondo i dettami legislativi europei a mettere in sicurezza le acque pubbliche, di conseguenza i cittadini.
I rischi per la salute legati all’arsenico sono elevatissimi, al punto da portare oggi il Codacons a chiedere alle Asl territoriali di intervenire, disponendo la chiusura di quegli esercizi commerciali costretti ad utilizzare acque contaminate per la produzione di alimenti, come ha spiegato il Presidente Carlo Rienzi. Ma le attività come panetterie, ristoranti, bar, pasticcerie, ecc. operanti nel Lazio non hanno alcuna colpa per la grave situazione determinatasi, "per tale motivo - ha dichiarato Rienzi - abbiamo deciso di intervenire in loro soccorso, avviando una azione risarcitoria contro i Ministeri competenti e la Regione Lazio, volta a far ottenere ai gestori di esercizi commerciali adibiti alla produzione di beni alimentari che prevedono l’utilizzo di acqua, il risarcimento dei danni subiti, fino ad un massimo di 1 milione di euro ad attività”.
Il Codacons, associazione capofila in Italia nella battaglia contro l’acqua all’arsenico, ricorda non solo di aver ottenuto già una importante vittoria in tribunale, con i giudici che hanno riconosciuto ai cittadini un risarcimento per essere stati costretti a bere acqua inquinata, ma che è già partita una azione collettiva in favore dei residenti dei comuni colpiti dal fenomeno, alla quale è ancora possibile aderire.
Tutte le famiglie e le attività commerciali del Lazio danneggiate dall’acqua all’arsenico possono chiedere il risarcimento danni seguendo le istruzioni riportate sul sito www.codacons.it